Con un lavoro in graduale progressione e grazie anche all’apporto dell’Amministrazione Provinciale di Imperia, è stato individuato un sistema di percorsi escursionistici che coinvolge tutta l’area Parco. Tale rete di itinerari di media-lunga percorrenza costituisce base di appoggio anche per la più articolata offerta di passeggiate ed escursioni d’ambito locale, generalmente a carattere giornaliero.
L’Alta Via dei Monti Liguri rappresenta l’arteria principale corrente a nord, che crea relazioni dirette con la GTA e la Via Alpina, i territori confinanti delle province di Cuneo, Savona e il dipartimento francese delle Alpi Marittime, collegato alle valli imperiesi tramite anelli transfrontalieri.
Dal Colle di Nava alla Gola del Corvo, il tracciato dell’Alta Via coincide con quello della Via Alpina; da non perdere le tappe che coinvolgono i massici montuosi del Saccarello-Frontè e del Toraggio-Pietravecchia, senza dubbio fra i più spettacolari dell’intero percorso regionale.
ITINERARI NEL PARCO
- Colle di Nava - San Bernardo di Mendatica
- San Bernardo di Mendatica - Rifugio Sanremo
- Rifugio Sanremo - Rifugio Allavena
- Rifugio Allavena - Gola di Gouta
- Gola di Gouta - Rocchetta Nervina
- Torrente Barbaira
- Foresta di Gouta
- Anello Toraggio - Pietravecchia
- Sentiero degli Alpini
- Monte Saccarello
- Val Tanarello
- Piancavallo
- Cascate dell'Arroscia
- Via delle malghe
- Bosco di Rezzo - Monte Monega (auto + trekking)
- Gola delle Fascette (auto)
Dal Colle di Nava (934 m s.l.m.) si raggiunge il Forte Pozzanghi, in posizione panoramica, e da qui la Colla dei Boschetti (1229 m s.l.m.), lungo la dorsale Arroscia-Tanarello e la SP di collegamento Colle di Nava-San Bernardo di Mendatica.
Dalla Colla si può scegliere di seguire la Provinciale, più diretta e meno variegata dal punto di vista altimetrico.
Difficoltà: facile
Tempo di percorrenza: 3h circa
Dal Colle San Bernardo (1263 m s.l.m.) si sale fra i boschi della Val Tanarello seguendo lo spartiacque del torrente. Superati il Passo e la Cima Garlenda (2141 m s.l.m.) si giunge al Rifugio Sanremo (2054 m sl.m. – incustodito, proprietà CAI Sanremo).
Difficoltà: impegnativo
Tempo di percorrenza: 3h / 3h e 30min circa
Siamo sull’Alta Via dei Monti Liguri, fra la Cima Garlenda e il Monte Saccarello: una cresta lunga più di 4 km, con panorami a 360° sulle Alpi e sul mare. Al Passo del Saccarello (2145 m s.l.m.), l’Alta Via prosegue sulla dorsale di collegamento fra la Valle Argentina e la Val Roia.
Tramite mulattiera si giunge al Passo di Collardente (1601 m s.l.m.) e si prosegue sul lato francese fino alla Bassa di Sanson (1679 m s.l.m.). Fra boschi e radure si superano la Bassa di Marta e la Sella d’Agnaira, per scendere infine a Colle Melosa (1540 m s.l.m.) e al Rifugio Allavena (custodito e attrezzato).
Difficoltà: molto impegnativo (in inverno consigliato solo ad escursionisti esperti, muniti di ramponi e piccozza)
Tempo di percorrenza: 5h e 30min / 6h e 30 min circa
Cime rocciose e boschi di larici ricordano qui i paesaggi dolomitici, anche se ci troviamo a soli 20 km in linea d’aria dal mare. Dal Rifugio Allavena si sale alla Sella d’Agnaira per raggiungere il Passo della Valletta (1909 m s.l.m.); si continua sul versante francese, lungo un sentiero che percorre i fianchi occidentali del gruppo montuoso Toraggio-Pietravecchia.
Giunti al Passo di Fonte Dragurina (1821 m s.l.m.) si torna sul lato italiano e si scende alla Gola del Corvo (1403 m s.l.m.), all’incrocio fra Alta Via dei Monti Liguri e Via Alpina. Arrivati al Rifugio Muratone (incustodito) e al passo omonimo, si continua su strada sterrata fino al Colle Scarassan (1224 m s.l.m.) e si raggiunge il Rifugio Gola di Gouta (1213 m s.l.m. – custodito).
Possibili completamenti dell’itinerario:
1. dalla Gola di Gouta si torna al Colle Scarassan e si prosegue sull’Alta Via che, in altre due tappe, termina a Ventimiglia;
2. si segue la strada per Margheria dei Boschi e il Rifugio Paù (chiuso), poi si scende a sinistra sul sentiero segnalato della Valle Barbaira fino a Rocchetta Nervina;
3. si raggiunge su strada o sentiero il borgo di Pigna, da dove si può proseguire in autobus sino a Ventimiglia.
Difficoltà: impegnativo
Tempo di percorrenza: 5h e 30min / 6h e 30 min circa
Dalla Gola di Gouta (1213 m s.l.m.), il sentiero conduce alla Foresta Demaniale di Testa d’Alpe, che si estende a cavallo del confine con la Francia, con microclimi caratteristici degli ambienti montani, continentali e freddi; continuando verso sud, si incontrano anche resti di costruzioni militari edificate nel corso degli ultimi eventi bellici.
Superata la Fontana dei Draghi (1470 m s.l.m.), il sentiero prosegue su tracciato in posizione panoramica fino alla Fontana Povera (1170 m s.l.m.) e alla strada militare. Da qui si può arrivare a Rocchetta Nervina lungo il sentiero che attraversa la valle del Rio Barbaira.
Difficoltà: facile
Tempo di percorrenza: 2h circa
Da Rocchetta Nervina (230 m s.l.m.) si intraprende la mulattiera che risale la valle del Torrente Barbaira: superata la chiesetta di San Bernardo, si continua fino all’edicola di Santo Stefano, in posizione panoramica sul torrente; lasciato a sinistra il Ponte Cin, si raggiunge il Ponte Paù, dove il Torrente Barbaira forma ameni laghetti. Giunti qui si può proseguire su sentiero segnalato fino al Rifugio Paù e all’Alta Via dei Monti Liguri.
Difficoltà: facile
Tempo di percorrenza: 1h e 30min circa fino ai laghetti
I Boschi di Gouta si raggiungono poco prima dell’abitato di Pigna, attraverso il bivio per la Gola di Gouta (1212 m s.l.m.), dove si trova il rifugio: qui si arriva sullo spartiacque fra Val Nervia e Valle Barbaira, ed è possibile fare escursioni su sentieri e piste forestali.
Attraverso una strada sterrata, si giunge in mezz’ora di cammino al Colle Scarassan (1224 m s.l.m.) e all’Alta Via dei Monti Liguri.
Difficoltà: molto facile
Tempo di percorrenza: 30min circa
Da Colle Melosa (1540 m s.l.m.), raggiungibile da Molini di Triora dopo aver superato la Colla di Langan (1225 m s.l.m.), si può effettuare un magnifico percorso ad anello che interessa alcune fra le principali attrattive dell’area Parco: lo storico Sentiero degli Alpini e il gruppo Montuoso Toraggio-Pietravecchia.
Dal Colle si segue fino al primo tornante la strada battuta per il Monte Grai: si prende poi il sentiero a sinistra, che taglia un pendio roccioso ed entra nel bosco; dopo una lieve discesa ci troviamo all’inizio del Sentiero degli Alpini (vedi itinerario dedicato), costruito sul versante meridionale del Monte Pietravecchia, con tratti scavati nella roccia e punti protetti da cavi metallici.
Superata una serie di tornanti si sale alla Gola dell’Incisa (1685 m s.l.m.), sulla cresta di confine con la Francia. Continuando sul versante italiano, si taglia il fianco nord-orientale del Monte Toraggio e, poco oltre, quello meridionale, sino al Passo di Fonte Dragurina (1821 m s.l.m.). Sulla destra si può fare una breve deviazione per raggiungere la cima del Toraggio (1973 m s.l.m.); tornati al Passo si segue l’Alta Via dei Monti Liguri nella parte francese, toccando una seconda volta la Gola dell’Incisa: si aggira il Monte Pietravecchia e si rientra in Italia attraverso il Passo della Valletta (1909 m s.l.m.). Su strada o sentiero si torna infine a Colle Melosa.
Difficoltà: molto impegnativo
Tempo di percorrenza: 6h / 7h circa per l’intero anello
Fra il 1936 e il 1938 gli Alpini si trovarono nella necessità di aprire, per motivi strategici, un passaggio sul versante sud del Monte Pietravecchia che fosse ampio a sufficienza per consentire il passaggio di vettovaglie e muli carichi di armi: utilizzarono picconi ed esplosivo, in bilico su strapiombi e gole aperte nella roccia, per realizzare l’opera bellica più ardita del Ponente Ligure.
Dopo la Seconda Guerra Mondiale il sentiero fu abbandonato, ma venne riscoperto dagli escursionisti e ripristinato grazie alle locali sezioni CAI.
Da Colle Melosa si segue la strada in terra battuta per il Monte Grai; giunti al tornante, nei pressi della Fontana Itala, si imbocca a sinistra un sentiero che attraversa l’alveo roccioso di un piccolo torrente. Superato un secondo rio, si sale fino ad un bivio e si continua a sinistra verso il Sentiero degli Alpini: costeggiando i primi bastioni di roccia, si oltrepassa una fonte e si attraversa una breve galleria; il sentiero prosegue con diversi saliscendi, tagliando le bastionate inferiori del Monte Pietravecchia, con tratti scavati nella roccia e altri protetti da cavi d’acciaio.
Si sale poi alla Gola dell’Incisa, fra il Monte Pietravecchia e la cresta nord del Monte Toraggio, percorrendo altri tratti esposti fino ad incontrare l’Alta Via dei Monti Liguri. Giunti sui prati del Passo della Valletta, si abbandona l’Alta Via e si scende sul versante opposto, attraversando la vecchia strada militare: si gira a sinistra e si giunge ad un tornante della rotabile che da Colle Melosa sale al Monte Grai. Trascurando la strada, si scende a destra nel bosco fino ad un’ampia sella, quindi si piega verso nord e si continua a scendere in diagonale tra i larici. Dopo aver attraversato un tratto roccioso, si trova nuovamente la rotabile: seguendola in discesa si ritorna infine a Colle Melosa.
Difficoltà: molto impegnativo
Tempo di percorrenza: 6h circa
IMPORTANTE: prima di partire, visualizza il cartello con l’indicazione dei tratti percorribili
Cartello pericolo Sentiero Alpini
Da Verdeggia (frazione del Comune di Triora, 1096 m s.l.m.) si può salire tramite mulattiere e sentieri fino al Passo di Collardente, sullo spartiacque fra Valle Argentina e Val Roia, e al Monte Saccarello: dall’abitato si raggiungono le Grangie Colombera e, continuando fra i coltivi, le Case Vesignana, dove si trova un ex-caserma.
Si segue poi verso sinistra la rotabile di collegamento Colle Melosa-San Bernardo di Mendatica e si arriva al Passo di Collardente (1601 m s.l.m.), sull’Alta Via dei Monti Liguri. Da qui, fra pascoli e affioramenti rocciosi, si sale fino al Monte Saccarello (2200 m s.l.m.).
Difficoltà: impegnativo
Tempo di percorrenza: 4h circa
Un’interessante escursione parte dalla deviazione per la Val Tanarello che si trova a circa 5 km dal bivio per Viozene, presso Ponte di Nava: si lascia l’auto all’inizio della strada sterrata e si prosegue a piedi, attraversando il Torrente Negrone.
Dopo il Ponte Schiarante si lascia a sinistra una diramazione e si prosegue lungo il percorso del Tanarello; si superano i ruderi in Località Isola e, lasciata sulla destra la strada per Maddalena Soprana, si continua fino al Ponte Tanarello (1041 m s.l.m.): da qui, deviando a sinistra, si raggiunge San Bernardo di Mendatica (1263 m s.l.m.), mentre a destra si può proseguire per Valcona Sottana.
Difficoltà: facile
Tempo di percorrenza: 3h circa
Dalla Colletta delle Salse (1623 m s.l.m.), si inizia a salire lungo una mulattiera che lascia aperta una meravigliosa panoramica sulla Val Tanarello: si giunge sul Bric Scravaglion (1745 m), un picco proteso sulla valle dal quale è possibile ammirare, contemporaneamente, il panorama delle Alpi a nord e del Mar Ligure a sud.
Il percorso procede lungo la linea di crinale, dapprima inoltrandosi parzialmente nel bosco e successivamente aprendosi sulla radura di Cian de Selle (1640 m s.l.m.), un ampio prato lambito da larici e da numerose altre specie di conifere.
Proseguendo oltre, si entra nel Bosco Nero, così chiamato per il fogliame particolarmente fitto, e si esce sul Bricco di Pian Gelato (1600 m s.l.m.): uno spuntone roccioso dal quale, con un discreto strumento ottico e un po’ di fortuna, è possibile avvistare camosci sul versante esposto ad est.
Si scende ancora nel sottobosco per un breve tratto, sino alla Colla Bassa di Piancavallo (1545 m s.l.m.), altra radura di crinale aperta e soleggiata. Da qui il ritorno avviene sul medesimo tracciato dell’andata.
Difficoltà: media
Tempo di percorrenza: 4h
Dalla Chiesa di Santa Margherita di Mendatica (783 m s.l.m.) parte una mulattiera che segue il pendio del vallone, per poi salire dolcemente nel bosco; attraversato il ponte dei Gruppin si giunge dopo una serie di tornanti al Passu Serena: qui, una deviazione a sinistra conduce alla base del salto delle Cascate dell’Arroscia (1004 m s.l.m.), alto più di 20 metri.
Altro punto di partenza per le cascate è il borgo di Montegrosso Pian Latte (721 m s.l.m.), da dove si può raggiungere in auto il Pilone Sant’Antonino (906 m s.l.m.): qui parte il sentiero che attraversa il bosco, raggiunge e supera il torrente, congiungendosi all’itinerario proveniente da Mendatica, poco sotto le cascate.
Difficoltà: facile
Tempo di percorrenza: 1h circa
AVVISO: Con ordinanza del Sindaco del Comune di Mendatica del 18 Giugno e in collaborazione con l’Ente Parco, è stata disposta l’interdizione temporanea del transito sul sentiero dell’anello delle Cascate dell’Arroscia, per consentire il completamento dei lavori di messa in sicurezza del tracciato.
Dalle Cascate dell’Arroscia è possibile allungare l’itinerario percorrendo due diversi anelli:
1. dal Passu Serena si continua a salire fino ad un pilone votivo (1146 m s.l.m.), dove si incontra un bivio. Si lascia a sinistra il sentiero che sale alle case abbandonate di Poilarocca e si prosegue a destra in discesa (indicazioni per Cian Prai e Lago). Si passa presso una fonte e si continua fino alle Case Pian del Lago (1155 m s.l.m.), in parte diroccate. Si prende a destra una vecchia mulattiera a tratti cancellata dalla vegetazione, che costeggia le case e scende verso Mendatica. Si continua a scendere verso est lungo un costone e, con una serie di tornanti, si ritorna alla Chiesa di Santa Margherita;
2. al pilone votivo sopra le cascate si prende la deviazione sulla sinistra che conduce in salita a Poilarocca (1424 m s.l.m.), storica malga oggi abbandonata; da qui si sale fino alla SP del Colle Garezzo, per proseguire poi a destra verso Case Penna (1560 m s.l.m.) e San Bernardo di Mendatica (1263 m s.l.m.): dal Colle, una mulattiera riporta a monte dell’abitato di Mendatica, presso la cappella di San Rocco.
Difficoltà: facile (anello 1) / impegnativo (anello 2)
Tempo di percorrenza: 3h circa (anello 1, compreso arrivo alle Cascate) / 6h circa (anello 2, compreso arrivo alle Cascate)
AVVISO: con ordinanza del Sindaco del Comune di Mendatica del 18 Giugno e in collaborazione con l’Ente Parco, è stata disposta l’interdizione temporanea del transito sul sentiero dell’anello delle Cascate dell’Arroscia, per consentire il completamento dei lavori di messa in sicurezza del tracciato.
Dal borgo di Rezzo (Valle Arroscia, a circa 10 km da Pieve di Teco), si segue in auto la strada che attraversa il centro abitato per addentrarsi subito dopo nella faggeta: dopo circa 11 km si arriva al Passo Teglia (1387 m s.l.m.), in posizione panoramica sulla dorsale Valle Arroscia-Valle Argentina.
Dal valico è possibile continuare a piedi lungo una mulattiera che in meno di un’ora giunge al Sotto di San Lorenzo e al Passo della Mezzaluna (1454 m s.l.m.), luoghi già frequentati in età preistorica (restano un menhir e coppelle sacrificali).
In altre due ore e mezza, percorrendo la via sterrata per le malghe dell’Alpe di Rezzo e una cresta erbosa con una spettacolare vista sulle Alpi del Liguri, si arriva al Monte Monega (1882 m s.l.m.).
Difficoltà: facile
Tempo di percorrenza: 3h e 30 min circa
Per questo tour panoramico in automobile si parte dal Colle di Nava e si attraversano i boschi delle Valli Negrone e Tanarello: dal Colle sulla SS 28 si scende a Ponte di Nava e si gira a sinistra per Viozene, in territorio piemontese; da qui si continua in direzione di Upega, fra le pareti rocciose della Gola delle Fascette.
Si lascia a destra il bivio per la frazione di Carnino e si continua lungo la strada scavata nella roccia, nel tratto più stretto e suggestivo della gola: affacciandosi (in sicurezza) sul torrente è facile individuare il punto in cui questo si presenta quasi asciutto a causa della presenza di un inghiottitoio.
A monte la valle si apre nella conca che ospita il borgo montano di Upega, poi la strada sale fra larici, abeti e faggi rientrando in Liguria, fino al Passo della Colletta (1623 m s.l.m.). Qui la vista offre un magnifico sguardo d’insieme della Val Tanarello, dove si può scendere alle malghe storiche di Le Salse e Valcona Sottana.
Superati Piaggia e la frazione di Monesi di Mendatica si arriva a San Bernardo (1263 m s.l.m.), sullo spartiacque fra Val Tanrello e Valle Arroscia: da qui si può proseguire per Mendatica e Pieve di Teco oppure tornare sul Colle di Nava seguendo la strada panoramica dei Boschetti.
- Sella di Gouta - Triora (tappa 1 Sella di Gouta - Colle Melosa)
- Sella di Gouta - Triora (tappa 2 Colle Melosa - Rifugio La Terza)
- Sella di Gouta - Triora (tappa 3 Rifugio La Terza - Triora)
- Anello Colle Melosa - Monte Pietravecchia
- Cosio d'Arroscia - Madonna dei Cancelli
- Anello Mendatica - Cascate dell'Arroscia
- Montegrosso Pian Latte - Monte Monega
- Anello Passo Teglia - Passo della Mezzaluna
- Pigna - Buggio
- Anello Monte Saccarello (da Realdo)
- Rocchetta Nervina - Testa d'Alpe
- Verdeggia - Molini di Triora
TAPPA 1
SELLA DI GOUTA – GOLA DEL CORVO – PASSO DI FONTE DRAGURINA – COLLE MELOSA
Itinerario: Sella di Gouta (1.213 m) – Colle Scarassan (1.224 m) – Passo Muratone (1.157 m) – Gola del Corvo (1.404 m) – Passo di Fonte Dragurina (1.810 m) – Passo dell’Incisa (1.692 m) – Passo della Valletta (1.909 m) – bivio (1.684 m) – Fontana Itala (1.657 m) – Colle Melosa (1.541 m)
Difficoltà: E – Tempo di percorrenza: 6 h e 30 min – Dislivello: +700 m/-375 m
Prima tappa di una traversata di tre giorni che si sviluppa prevalentemente lungo il tracciato dell’Alta Via dei Monti Liguri (Segnavia Orizzontale AV), partendo dalla Sella di Gouta (1.210 m) fino al Colle Melosa (1.541 m), e che attraversa una grande varietà di ambienti prativi, rupestri e boschivi con la possibilità di ristoro e pernottamento sia alla partenza che al termine dell’itinerario.
Accesso alla partenza del sentiero
In auto: si risale la Val Nervia con la SP64 (uscita autostradale di Bordighera o Ventimiglia) verso Dolceacqua e una volta superato il paese si continua oltre Isolabona fino al bivio ubicato prima del paese di Pigna. Ora si svolta a sinistra verso la Sella di Gouta, che si raggiunge attraverso una strada asfaltata un po’ tortuosa ma agevole.
A piedi: per gli escursionisti allenati o per chi non è dotato di mezzo proprio è consigliato raggiungere la Sella di Gouta già il giorno precedente, percorrendo l’itinerario di collegamento che parte da Pigna (raggiungibile anche con il servizio bus di linea da Ventimiglia).
Descrizione
Dal punto di partenza, dove si trova anche il Rifugio Gola di Gouta (1.213 m) che offre servizio di alberghetto, si prende sulla destra la comoda strada sterrata carrabile che, con un modesto dislivello e all’interno di un contesto ambientale boscato di pregio, raggiunge il Colle Scarassan (1.224 m). Si evita ora la strada sterrata sulla sinistra per scendere verso est e raggiungere così, con una leggera discesa, in circa 20 minuti il Passo Muratone (1.157 m), vero e proprio crocevia tra itinerari francesi e italiani. Il valico infatti è collocato sul confine tra i due Stati, come comprovato anche dai frequenti cippi di confine ancora oggi ben conservati. Seguendo sempre le indicazioni della segnaletica verticale si giunge in breve, deviando leggermente a destra lungo una strada sterrata quasi pianeggiante, al Rifugio Muratone (ad oggi non custodito), situato in un’area molto panoramica sull’Alta Val Nervia.
Ignorato il bivio sulla destra con il sentiero diretto a Pigna attraverso le località di Volgiera e Orvegno, si continua a salire lungo la strada sterrata che successivamente diventa sentiero e che raggiunge la spettacolare Gola del Corvo (1,404 m), dove sporgendosi sul versante francese si può godere di una vista mozzafiato sulla Val Roja e le principali cime del Parco Nazionale del Mercantour, mentre girandosi verso l’Italia si ammirano le spettacolari pareti rocciose del Monte Toraggio (1.972 m). Da qui con un lungo traverso su sentiero, in parte scavato nella roccia, si aggirano le pendici meridionali del Monte Toraggio e si raggiungono ampie distese prative dove è possibile avvistare alcuni branchi di camosci (Rupicapra rupicapra) al pascolo. Ora, trascurato il sentiero diretto a Prearba, Buggio e Pigna, si continua a salire, in modo più deciso, fino a raggiungere in circa venti minuti il Passo di Fonte Dragurina (1.860 m). Passando attorno al versante settentrionale del Monte Toraggio, in parte in territorio francese, si raggiunge in circa trenta minuti il Passo dell’Incisa (1.692 m), valico situato tra i contrafforti dei monti Toraggio e Pietravecchia (2.039 m), nonché al confine tra Italia e Francia.
Proseguendo sempre sul versante transalpino lungo l’Alta Via dei Monti Liguri, in un contesto ambientale caratterizzato prevalentemente da rupi a strapiombo e lariceti radi, si raggiunge l’area boscata che anticipa il Passo della Valletta (1.909 m), dove, dopo aver abbandonato quasi immediatamente la strada sterrata appena raggiunta, si prosegue in discesa all’interno del lariceto, frammisto a zone prative, situato ai piedi del versante orientale del Monte Pietravecchia.
In breve si raggiunge un evidente bivio (quota 1.684 m), dove, tenendo la sinistra e seguendo le indicazioni della segnaletica verticale presente, si percorre l’ultimo tratto di sentiero sulle sponde di alcuni rii minori (attivi solo con piogge abbondanti). Dopo un breve tratto attrezzato con corda metallica si conclude la parte finale del Sentiero degli Alpini (qui percorso in minima parte) presso la Fontana Itala (1.657 m).
Giunti a quest’ultimo bivio non bisogna far altro che seguire la ritrovata strada sterrata militare che scende a destra a tornanti e arriva agevolmente, in circa 30 minuti al Colle Melosa (1.541 m), punto di arrivo della tappa. Qui sono presenti due strutture che offrono servizio di alberghetto: il Rifugio Franco Allavena e il Ristorante Bar e Rifugio Escursionistico Colle Melosa.
Note: itinerario consigliato da maggio ad ottobre, con assenza di innevamento, e avendo la massima cura di verificare l’operatività delle strutture ricettive e ristorative presenti lungo il percorso. Si raccomanda inoltre di verificare l’apertura dell’ultimo tratto del Sentiero degli Alpini, soggetto soventemente a frane dopo ingenti precipitazioni. Sia il punto di partenza che l’arrivo della tappa non sono serviti da servizio di bus di linea.
Scarica le tracce delle 3 tappe – TRAVERSATA DEL PARCO NATURALE REGIONALE DELLE ALPI LIGURI
TAPPA 2
COLLE MELOSA – BASSA DI SANSON – MONTE SACCARELLO – RIFUGIO LA TERZA
Itinerario: Colle Melosa (1.541 m) – Rifugio Grai (1.867 m) – Porta Bertrand (1.954 m) – Bassa di Sanson (1.680 m) – Passo di Collardente (1.599 m) – Monte Saccarello (2.200 m) – Rifugio La Terza (2.051 m)
Difficoltà: E – Tempo di percorrenza: 7 h – Dislivello: +1015 m/-450 m
Seconda tappa dell’itinerario, più impegnativa rispetto alla prima soprattutto per quanto riguarda il dislivello totale, che fa da collegamento tra il Colle Melosa (1.541 m) e il Rifugio La Terza (2.051 m), in un contesto ambientale di pregio al confine tra il territorio del Parco Naturale Regionale delle Alpi Liguri e dell’Alta Valle Roja.
Accesso alla partenza del sentiero
In auto: arrivando dal confine francese o da Ventimiglia si risale la Val Nervia con la SP64 (uscita autostradale Bordighera o Ventimiglia) fino al bivio che indica, sulla destra (SP65), la salita su strada asfaltata ma più sconnessa e stretta verso Colla Langan. Giunti al secondo bivio ci si immette a sinistra sulla SP67 verso Colle Melosa.
Oppure, arrivando da Genova, si risale la Valle Argentina (uscita autostradale Arma di Taggia), percorrendo la valle sulla SP548 fino al borgo di Molini di Triora, dove poco prima dell’ingresso in paese le indicazioni portano a risalire (SP65) verso il bivio di Colla Langan dove la strada, più stretta e a tornanti, conduce a destra verso Colle Melosa attraverso la SP67.
Descrizione
L’escursione inizia in lieve salita sulla strada sterrata carrabile, utilizzata a scopo militare fino a dopo la conclusione della Seconda Guerra Mondiale, per poi giungere a un primo bivio segnalato dove si abbandona lo sterrato per prendere un sentiero sulla destra che risale in maniera più decisa in direzione del Rifugio Grai, in un contesto ambientale di pregio caratterizzato da aree boscate frammiste ad ampi prati-pascoli termofili.
Incrociata nuovamente la strada sterrata militare, termina questo primo tratto dell’itinerario, difficoltoso esclusivamente per il dislivello, e si prosegue verso est, arrivando in breve in prossimità del Rifugio Grai (1.867 m) (struttura al momento non custodita), per poi aggirare il versante meridionale del Monte Grai (2.013 m) e raggiungere in breve lo stretto ma pregevole valico di Porta Bertrand (1.954 m). Da qui, soprattutto nelle giornate di bel tempo, si gode di un magnifico panorama sull’Alta Valle Argentina e sullo scosceso crinale del Monte Saccarello (2.200 m), parte finale del presente itinerario.
Proseguendo verso destra e ignorando i bivi con i sentieri diretti al Monte Gerbonte (1.727 m) e con la strada di collegamento con i Balconi di Marta, si continua a percorrere l’Alta Via dei Monti Liguri, itinerario ben segnalato, fino a raggiungere il valico della Bassa di Sanson (1.680 m), importante crocevia tra diversi percorsi delle alte valli Argentina e Roja.
Restando sulla strada carrabile di crinale e superato il Rifugio Sanson (di proprietà del Parco Naturale Regionale delle Alpi Liguri ma non custodito), si prosegue, sempre all’interno di boschi di conifere frammisti a zone prative, fino ad arrivare al Passo di Collardente (1.599 m), valico situato sulle pendici meridionali del Monte Saccarello e da cui, con alcuni itinerari segnalati, si possono raggiungere i borghi brigaschi di Realdo e Verdeggia.
Risalendo ora ad ovest della bastionata del Monte Saccarello, attraverso l’evidente segnaletica ben presente e in parte di nuova realizzazione, si raggiunge la suddetta vetta che con i suoi 2.200 metri rappresenta la cima più elevata della Liguria. Percorrendo la sterrata carrabile di crinale verso sud, si arriva presso l’imponente Statua del Redentore, da cui sono visibili i dolci pendii alle spalle di Monesi di Triora, caratterizzati da ampie praterie ancora oggi pascolate in estate da numerose mandrie. Con un ultimo breve tratto in lieve discesa si raggiunge in circa 30 minuti la nuova struttura privata del Rifugio La Terza (2.051 m) che offre servizio di alberghetto e rappresenta il punto finale di questa tappa.
Note: itinerario consigliato da maggio ad ottobre, con assenza di innevamento e verificando l’operatività delle strutture ricettive e ristorative presenti.
Scarica le tracce delle 3 tappe – TRAVERSATA DEL PARCO NATURALE REGIONALE DELLE ALPI LIGURI
TAPPA 3
RIFUGIO LA TERZA – PASSO DI GARLENDA – PASSO DELLA GUARDIA – TRIORA
Itinerario: Rifugio La Terza (2.051 m) – Passo di Garlenda (2.013 m) – Passo della Guardia (1.456 m) – Passo del Pellegrino (1.398 m) – Passo di Gorda (1.246 m) – Triora (780 m)
Difficoltà: E – Tempo di percorrenza: 5 h – Dislivello: +75 m/-1271 m
Tappa finale della traversata che, quasi interamente in discesa, conduce dal crinale dei monti Saccarello e Frontè al borgo medievale di Triora, insignito della bandiera arancione dal Touring Club italiano e del riconoscimento di uno dei Borghi più Belli di Italia.
Ritorno alla partenza del sentiero a tappe
In auto: una volta arrivati a Triora, se ci si è organizzati con più macchine, si può tornare in auto a Pigna o alla Sella di Gouta.
In bus: da Triora con il servizio di linea si raggiunge Taggia dove, se servisse, ci si può connettere alla linea ferroviaria diretta a Ventimiglia e raggiungere, con la relativa linea di autobus, l’abitato di Pigna.
Descrizione
Ripreso il cammino in direzione est, si rimonta dolcemente il crinale verso la Cima Valletta della Punta (2.092 m) e il Rifugio Sanremo (non custodito), seguendo la segnaletica verticale ben presente dell’Alta Via dei Monti Liguri (AV) e del Parco Naturale Regionale delle Alpi Liguri. Dopo questo breve tratto in lieve salita, si torna a scollinare, dapprima in falso piano, per poi cominciare la discesa ancora su largo sentiero affiancando il Monte Cimonasso (2.088 m).
Arrivati in circa 20 minuti al valico del Passo di Garlenda (2.013 m), si ignorano le tracce di sentiero dirette a nord/est verso Monesi di Triora (1.376 m) e il Monte Frontè (2.152 m), per scendere in modo repentino sulla destra (verso sud) con moltissimi zig-zag e, dopo aver ignorato un bivio sulla sinistra (quota 1.800 m circa), si raggiunge la strada sterrata militare provinciale proveniente dal Colle del Garezzo e diretta al Colle Melosa.
Percorsa la carrabile per poche decine di metri sulla destra, si torna a scendere fino a giungere sul panoramico valico del Passo della Guardia (1.461 m), da dove si può godere di un bellissimo panorama sull’Alta Valle Argentina.
Ignorati i diversi sentieri che conducono a Verdeggia, al Passo della Lecca e al Passo della Mezzaluna, si prosegue lungo la sterrata, in un contesto ambientale di boschi misti di latifoglie e conifere, fino al Passo del Pellegrino (1.398 m). Presa la deviazione sulla destra, si attraversano fitti boschi frammisti ad aree aperte fino al Passo di Gorda (1.252 m), in vista delle borgate di Gorda Soprana, di Corte e di Andagna. Dopo un breve tratto su asfalto (15 minuti circa) si prende la deviazione sulla destra per aggirare prima la Cima del Corvo (1.185 m) e successivamente il Monte Trono (1.182 m) e raggiungere nuovamente la strada provinciale in vista della parte superiore del borgo di Triora.
Superati attraverso una mulattiera il cimitero e i ruderi del castello, si arriva nel centro del paese dove si trovano diverse strutture ristorative e ricettive e termina la tappa.
Note: itinerario consigliato da maggio ad ottobre, con assenza di innevamento, e avendo la massima cura di verificare l’operatività delle strutture ricettive e di ristoro presenti lungo il percorso. Organizzarsi preventivamente in modo da poter ritornare agevolmente alla tappa di partenza con mezzo proprio o servizio bus/treno.
Scarica le tracce delle 3 tappe – TRAVERSATA DEL PARCO NATURALE REGIONALE DELLE ALPI LIGURI
COLLE MELOSA – MONTE PIETRAVECCHIA – COLLE MELOSA
Itinerario: Colle Melosa (1.541 m) – bivio per Rifugio Grai (1.869 m) – Sella D’Agnaira (1.857 m) – Passo della Valletta (1.909 m) – Monte Pietravecchia (2.039 m) – Passo della Valletta (1.909 m) – Fontana Itala (1.657 m) – Colle Melosa (1.541 m)
Difficoltà: E – Tempo di percorrenza: 5 h (anello completo) – Dislivello: +500 m/-500 m
Un’escursione ad anello inizialmente più impegnativa per la repentina salita su mulattiera verso il Rifugio Grai, che però non manca nel suo prosieguo di ampie pause su fondo sterrato largo e quasi pianeggiante, fino alla cima del Monte Pietravecchia.
Accesso alla partenza del sentiero
In auto: arrivando dal confine francese o da Ventimiglia si risale la Val Nervia con la SP64 (uscita autostradale Bordighera o Ventimiglia) fino al bivio che indica, sulla destra (SP65), la salita su strada asfaltata ma più sconnessa e stretta verso Colla Langan. Giunti al secondo bivio ci si immette a sinistra sulla SP67 verso Colle Melosa.
Oppure, arrivando da Genova, si risale la Valle Argentina (uscita autostradale Arma di Taggia), percorrendo la valle sulla SP548 fino al borgo di Molini di Triora, dove poco prima dell’ingresso in paese le indicazioni portano a risalire (SP65) verso il bivio di Colla Langan dove la strada, più stretta e a tornanti, conduce a destra verso Colle Melosa attraverso la SP67.
Descrizione
Si parcheggia l’auto lungo la strada asfaltata che divide il Rifugio Franco Allavena dal Ristorante Bar e Rifugio Escursionistico Colla Melosa (quota 1.541 m): entrambe le strutture offrono servizio ristorazione e pernottamento ad escursionisti e cicloturisti. L’escursione inizia in lieve salita sulla strada sterrata carrabile, utilizzata a scopo militare fino a dopo la conclusione della Seconda Guerra Mondiale, per poi giungere ad un primo bivio dove si abbandona lo sterrato (parte dell’itinerario di ritorno) per seguire la segnaletica verso il Rifugio Grai attraverso un sentiero, verso destra, che sale in maniera ben più decisa.
La traccia evidente risale il versante inizialmente caratterizzato da lembi di bosco di conifere, quali il pino silvestre (Pinus sylvestris) e l’abete rosso (Picea abies), e via via si fa sempre più prativo dove l’iniziale sentiero su fondo misto diventa una mulattiera assolata che offre scorci panoramici magnifici sulle Alpi Liguri ed il mare poco distante. Questo primo tratto, il più faticoso per pendenza ed esposizione, si conclude all’incrociare nuovamente la strada sterrata militare che risale lungamente e con ampi tornanti il versante sud dei monti Toraggio e Pietravecchia, custodi e dominatori di questo ambiente selvaggio, dove non di rado si possono scorgere specie ornitiche di pregio come il gracchio alpino (Pyrrhocorax graculus), il gracchio corallino (Pyrrhocorax pyrrhocorax), l’aquila reale (Aquila chrysaetos), il biancone (Circaetus gallicus) e il grifone (Gyps fulvus).
Giunti dunque al bivio (1.869 m), che a destra conduce in breve al Rifugio Grai (non custodito e al momento non operativo), ci immettiamo sulla sterrata verso sinistra che in poche decine di minuti ci porta in lieve discesa alla Sella D’Agnaira (1.857 m) prima, e al Passo della Valletta (1.909 m), di nuovo in lieve risalita, poco dopo.
Giunti al suddetto passo, ignoriamo il bivio di destra che porta verso il Passo dell’Incisa (1.684 m) ed il Monte Toraggio (1.972 m) per cominciare una piacevole e poco impegnativa salita che rimonta a sinistra una zona di pascolo prativa, dove spesso si possono incontrare greggi numerosi al pascolo, e che gradualmente diventa una verde ascesa in un bosco ombroso di conifere, ricco di rododendro ferrugineo (Rhododendron ferrugineum) e altre specie botaniche alpine. In poco più di mezz’ora raggiungiamo la vetta ed il versante nord del Monte Pietravecchia (2.039 m) con le sue pareti rocciose verticali dall’aspetto molto diverse se comparate all’ambiente visto fino ad ora lungo il percorso.
L’itinerario di discesa ripercorre il sentiero di andata fino al bivio del Passo della Valletta (1.909 m), dove proseguendo in direzione opposta a quella di andata e seguendo la segnaletica verticale giungiamo sul sentiero che taglia il bosco in decisa discesa fino ad un secondo bivio, che preso verso sinistra ci porterà ad affrontare un ultimo tratto di uno spettacolare sentiero (con corda di sicurezza per brevi tratti esposti ma semplici da affrontare) che si conclude all’altezza della Fontana Itala (quota 1.657 m). A questo punto si ritrova la sterrata militare presa in partenza, che ci riporta in circa 30 minuti su comoda discesa e con alcuni tornanti verso Colle Melosa (1.541 m).
Note: al momento non esistono soluzioni di viaggio possibili con servizio bus di linea.
COSIO D’ARROSCIA – TETTI VAL DE L’AVEO – MADONNA DEI CANCELLI
Itinerario: Cosio d’Arroscia (721 m) – Santa Apollonia (788 m) – Tetti Val de l’Aveo (1.137 m) – Colla del Fieno (1.240 m) – Forte Montescio (1.424 m) – Madonna dei Cancelli (1.440 m)
Difficoltà: E – Tempo di percorrenza: 6 h (andata e ritorno) – Dislivello: +719 m/-719 m
Escursione lineare mediamente impegnativa, che dal borgo montano di Cosio d’Arroscia (721 m) sale in maniera costante e piuttosto decisa il versante settentrionale del paese tra sentieri e strade sterrate.
Accesso alla partenza del sentiero
In auto: uscendo al casello di Imperia Est si prosegue fino a oltre il paese di Pieve di Teco sulla SS28 verso il Colle di Nava. Arrivati oltre la località Case Rosse, al tornante successivo si seguono le indicazioni a sinistra che conducono a Cosio d’Arroscia.
In alternativa, uscendo dal casello autostradale di Albenga, si prosegue in direzione di Pieve di Teco sulla SS 453. Giunti a Pieve di Teco si prosegue lungo l’itinerario qui sopra descritto.
In bus: servizio bus di linea da Imperia.
In treno: arrivo alla stazione di Imperia e collegamento con bus di linea.
Descrizione
Dal parcheggio di Cosio d’Arroscia di Via Roma si procede inizialmente sulla strada asfaltata diretta verso il Colle di Nava per arrivare in breve alla frazione di Santa Apollonia (788 m). La segnaletica presente ci indica di svoltare a sinistra cominciando a risalire la sterrata agro-pastorale attorniata da boschi misti e aree pascolive più aperte, soprattutto in prossimità della Val de l’Aveo, dove con un po’ di fortuna e di attenzione, è possibile avvistare o osservare le tracce di presenza di diversi mammiferi, come lo scoiattolo comune (Sciurus vulgaris), il capriolo (Capreolus capreolus) e la volpe (Vulpes vulpes).
Dopo circa un’ora di cammino si ignora il bivio di sinistra verso Colla Rinella (1.278 m) e si prosegue a destra per circa venti minuti fino ai Tetti Val de l’Aveo (1.137 m), un insediamento rurale ancora abitato in estate da alcune famiglie e pastori locali che conducono al pascolo piccole mandrie e greggi nelle radure circostanti.
Si prosegue ora sull’ultimo tratto di sterrato che taglia verso destra prima di incrociare il crinale asfaltato che arriva dal Colle di Nava e conduce a San Bernardo di Mendatica e a Monesi di Triora. Si prosegue per pochi minuti su asfalto verso destra arrivando alla Colla del Fieno (1.240 m), dove il sentiero comincia a salire portandoci a un bivio (quota 1.270 m circa) in cui si trascura la traccia che rimonta decisa a sinistra e si tiene il tracciato principale che coincide con il percorso dell’Alta Via dei Monti Liguri e raggiunge Loc. Teglia (1.275 m).
Svoltiamo a questo punto a sinistra, seguendo la segnaletica presente e ignorando le diverse diramazioni sterrate, fino a raggiungere la struttura militare del Forte Montescio (1.424 m), parte del sistema fortificato ottocentesco del Colle di Nava a difesa delle valli a cavallo di Liguria e Piemonte contro l’esercito francese.
Da qui, in circa mezz’ora, tenendosi sempre sulla pista sterrata di sinistra l’itinerario termina alla Madonna dei Cancelli (1.440 m s.l.m.), ubicata in una conca prativa molto panoramica, dedicata alla Madonna della Neve, di cui si celebra la festa il 5 agosto di ogni anno. Il suo nome particolare deriva dal fatto che la chiusura dei poderi all’epoca veniva effettuata con la costruzione di muri bassi in pietra o con il posizionamento in verticale di grossi massi, come dei veri e propri cancelli.
Ritorno consigliato sul percorso d’andata.
Note: possibilità di unire diversi anelli per tornare al punto di partenza, con segnaletica verticale sempre ben presente.
MENDATICA – CASCATE DELL’ARROSCIA – CASE PIAN DEL LAGO – MENDATICA
Itinerario: Mendatica (783 m) – Chiesa di Santa Margherita (782 m) – Ponte sul Rio Grupin (882 m) – Cascate dell’Arroscia (1.140 m circa) – Pilone di Poilarocca (1.146 m) – Case Pian del Lago (1.155 m) – Mendatica (783 m)
Difficoltà: E – Tempo di percorrenza: 4 h (anello completo) – Dislivello: +372 m/-372 m
Una camminata molto suggestiva e piuttosto semplice per il dislivello contenuto e quasi sempre nel fresco del bosco di latifoglie che avvolge le cascate del Torrente Arroscia. Il fondo è misto, in parte su antiche mulattiere o su sentieri naturali, con segnaletica presente su gran parte del percorso.
Accesso alla partenza del sentiero
In auto: si raggiunge Mendatica uscendo al casello di Imperia Est e proseguendo fino poco oltre il paese di Pieve di Teco sulla SS28, immettendosi, poco prima dell’abitato di Acquetico, sulla SP3 e proseguendo per Mendatica.
In alternativa, uscendo dal casello autostradale di Albenga si prosegue in direzione Pieve di Teco sulla SS453. Giunti a Pieve di Teco si prosegue lungo l’itinerario qui sopra descritto.
In bus: servizio bus di linea da Imperia.
In treno: arrivo alla stazione di Imperia e collegamento con bus di linea.
Descrizione
Dal parcheggio in prossimità della Chiesa dei Santi Nazario e Celso di Mendatica si percorre a ritroso la strada provinciale, per 300 metri circa, imboccando quindi la strada sterrata a destra provvista di abbondante segnaletica, in corrispondenza di un tornante. Ignorando il primo bivio di destra verso Case Pian del Lago (da cui arriveremo al ritorno) seguiamo invece, alla seconda diramazione a destra, il sentiero che comincia a risalire in diagonale il versante boscato, verso la chiesetta romanica di Santa Margherita (782 m).
Dapprima attorniati da vegetazione più spoglia su terreno assolato cominciamo a intravedere il bosco divenire sempre più fitto e iniziamo ad attraversarlo su una mulattiera ancora ben conservata che risale tra diversi affioramenti di rocce. Sempre in salita, ormai prossimi a intravedere i salti inferiori delle cascate (se presente sufficiente acqua), guadiamo il Rio Grupin (sulle carte a volte indicato come Rio dei Gropin) su un antico ponte in pietra (882 m) dove cominciamo a salire in maniera più decisa nella fitta vegetazione, arrivando ad un bivio.
Ignorando il sentiero che gira a sinistra verso Montegrosso Pian Latte (punto di partenza di altre interessanti escursioni nel territorio del Parco Naturale Regionale delle Alpi Liguri) e conduce in maniera più difficoltosa dal “Passu Luppa” ai salti più bassi delle cascate, proseguiamo a destra su un sentiero più agevole con il quale, salendo a zig-zag, raggiungiamo in breve l’indicazione del “Passu Serena” da cui salendo ulteriormente si giunge al salto centrale, il più spettacolare delle Cascate dell’Arroscia (quota 1.140 m circa).
Una volta terminata la sosta (presenti alcuni tavoli da pic-nic) e tornati sulla mulattiera lasciata in precedenza si continua a salire per il tratto forse più impegnativo ma comunque breve fino al Pilone di Poilarocca (quota 1.130 m circa), piccola edicola votiva da cui si gode di un eccezionale panorama sulla Valle Arroscia. Poco oltre al bivio che incrociamo, l’itinerario ci porta sul sentiero di destra, più graduale e semplice, che conduce a Case Pian del Lago. È possibile, in ogni caso, proseguire sul sentiero di sinistra, ben più impegnativo, verso gli antichi ruderi di Poilarocca e, in seguito, il Passo Frontè.
Proseguendo dunque verso destra e facendo attenzione al terreno inizialmente smottato e più ripido si prosegue in leggera salita seguendo i segnavia giallo-rossi fino al punto più alto di questo itinerario: Case Pian del Lago (1.157 m). Qui in presenza di acqua sufficiente è presente una fonte.
Ignorando la sterrata sulla destra, svoltiamo a sinistra tra le case in parte diroccate e in parte ristrutturate, per accedere a una nuova mulattiera che, ignorando alcune tracce, scende in maniera più decisa, sempre all’interno di un contesto ambientale boschivo con scorci panoramici notevoli sulla Valle Arroscia e su buona parte delle Alpi Liguri, giungendo nuovamente a Mendatica (783 m) dove si chiude l’anello.
Note: le recenti frane causate dagli ultimi eventi alluvionali hanno in parte, anche se di poco, modificato il tracciato qui sopra descritto, reso nuovamente agibile e percorribile attraverso alcuni interventi di ripristino.
Scarica tutte le tracce degli ITINERARI GIORNALIERI
AVVISO: Con ordinanza del Sindaco del Comune di Mendatica del 18 Giugno e in collaborazione con l’Ente Parco, è stata disposta l’interdizione temporanea del transito sul sentiero dell’anello delle Cascate dell’Arroscia, per consentire il completamento dei lavori di messa in sicurezza del tracciato.
MONTEGROSSO PIAN LATTE – CASE FASCEI – PASSO PIAN DEL LATTE – MONTE MONEGA
Itinerario: Montegrosso Pian Latte (730 m) – Case Fascei (1.275 m) – Margheria Pian del Latte (1.624 m) – Passo Pian del Latte (1.756 m) – Monte Monega (1.882 m)
Difficoltà: E – Tempo di percorrenza: 6 h (andata e ritorno) – Dislivello: +1152 m/-1152 m
Escursione impegnativa per il dislivello complessivo che dal paese di Montegrosso Pian Latte, uno dei Comuni facenti parte del Parco Naturale Regionale delle Alpi Liguri in Valle Arroscia, giunge su una delle vette più significative e panoramiche delle Alpi sud-occidentali, il Monte Monega, a quota 1.882 m.
Accesso alla partenza del sentiero
In auto: uscendo dal casello autostradale di Imperia Est e proseguendo fino poco oltre Pieve di Teco sulla SS28, ci si immette, prima dell’abitato di Acquetico, sulla SP3, proseguendo sino al bivio ubicato sotto al paese di Mendatica dove si svolta a sinistra e si arriva in breve tempo a Montegrosso Pian Latte.
In alternativa, uscendo dal casello autostradale di Albenga, si prosegue in direzione Pieve di Teco sulla SS453. Giunti a Pieve di Teco si prosegue lungo l’itinerario qui sopra descritto.
In bus: servizio bus di linea da Imperia.
In treno: arrivo alla stazione di Imperia e collegamento con bus di linea.
Descrizione
L’escursione inizia dal borgo di Montegrosso Pian Latte (730 m) dove è possibile parcheggiare in diverse aree all’inizio del paese o dopo qualche tornante più in alto, riducendo in questo modo il dislivello. È inoltre possibile ridurre ulteriormente il dislivello e accorciare l’itinerario: se muniti di mezzo privato si raggiunge la borgata di Case Fascei (1.275 m), tramite una strada comunale stretta ma comunque asfaltata e agevolmente percorribile, soprattutto nel periodo primaverile-estivo.
Attraversato interamente il centro del paese in salita, si abbandona la strada principale per seguire le indicazioni presenti sulla segnaletica verticale in legno apposta al bivio in corrispondenza del tornante ubicato appena al di sotto del campo sportivo e poco dopo la sede della Pro Loco.
Si comincia ora a risalire trasversalmente le aree boscate miste, attraverso alcune storiche mulattiere utilizzate dai pastori durante la transumanza per condurre le mandrie e i greggi in alpeggio, raggiungendo i resti della borgata di Case Teia.
Il percorso diventa poco dopo sterrato e, sempre in modesta salita, si congiunge (a quota 1.200 m circa) a destra alla strada asfaltata che arriva da Montegrosso Pian Latte per poi raggiungere in breve la località di Case Fascei (1.275 m), un antico insediamento rurale caratterizzato da diverse case ristrutturate recentemente, secondo gli stili architettonici locali.
Seguendo la segnaletica orizzontale bianco-rossa si arriva, attraverso una strada sterrata che passa in prossimità di diversi coltivi, ad un altro bivio che, preso sulla destra, ci fa raggiungere le prime aree prative ancora oggi pascolate in estate. È buona abitudine in queste situazioni fare attenzione a eventuali cani da guardiania presenti lungo il percorso.
Si arriva dunque, senza ulteriori deviazioni, all’alpeggio di Margheria Pian del Latte (1.624 m), una malga da non molto ristrutturata che viene utilizzata per la produzione di prodotti caseari. Dopo circa trenta minuti, continuando in salita verso sinistra e ignorando le strade sterrate secondarie che si immettono dalla destra, si raggiunge il Passo Pian del Latte (1.765 m), un importante valico e crocevia per altri itinerari che scendono verso le valli Arroscia e Argentina, all’interno del territorio del Parco Naturale Regionale delle Alpi Liguri.
Ora, attraverso un poco evidente taglio (tracce di sentiero) che sale verso destra lungo il crinale, si raggiunge in circa mezz’ora la panoramica cima prativa del Monte Monega (1.882 m), in cui in primavera ed estate possono essere osservate numerose piante spontanee e, con un po’ di fortuna, possono essere osservati diversi rapaci in volo, tra cui l’aquila reale (Aquila chrysaetos), il biancone (Circaetus gallicus) e il gheppio (Falco tinnunculus).
Ritorno consigliato attraverso lo stesso percorso dell’andata.
Note: è possibile fare un anello percorrendo il tratto di strada sterrata che dalla Margheria Pian del Latte conduce ai Prati d’Ansaldo ma che, a causa di dissesti causati dai recenti eventi alluvionali, presenta diversi problemi di percorribilità; è pertanto consigliato il ritorno mediante l’itinerario dell’andata.
PASSO TEGLIA – PASSO DELLA MEZZALUNA CON SALITA AL CARMO DI BROCCHI
Itinerario: Passo Teglia (1.385 m) – Monte Pizzo (1.417 m) – bivio per case Pian Colombo (1.400 m circa) – Carmo di Brocchi (1.610 m) – Passo della Mezzaluna (1.444 m) – Sotto di San Lorenzo (1.430 m) – Passo Teglia (1.385 m)
Difficoltà: E – Tempo di percorrenza: 3 h e 30 min – Dislivello: +353 m/-353 m
Escursione mediamente impegnativa solo per quanto riguarda il tratto di ascesa al Carmo di Brocchi, altrimenti facile per il dislivello contenuto. Di notevole interesse storico-naturalistico sia per le testimonianze ancora oggi visibili legate alla presenza di antiche popolazioni, che per la flora e fauna di pregio.
Accesso alla partenza del sentiero
In auto: arrivando da Genova, uscendo al casello autostradale di Imperia Est si risale la SS28 fino al bivio per Cesio e il Colle San Bartolomeo, dove ci si immette a destra sulla SP95 fino al Colle San Bartolomeo. Da qui si prosegue a destra sulla SP21 fino a San Bernardo di Conio, dove, attraverso la SP17, si raggiunge il Passo Teglia.
Arrivando dalla Francia o da Ventimiglia si esce al casello di Arma di Taggia e si risale la Valle Argentina con la SP548 in direzione di Molini di Triora, svoltando poco prima del paese a destra per immettersi sulla SP17 che supera i paesi di Andagna e Drego e raggiunge il Passo Teglia.
Descrizione
Posteggiata l’auto nei pressi del Passo Teglia (1.385 m) seguiamo una traccia stretta e poco evidente che taglia il versante ovest del Carmo dell’Omo (1.520 m), affacciandosi immediatamente sulla Valle Argentina e sulle principali vette delle Alpi Liguri. In questo tratto bisogna fare attenzione a non perdere la traccia, in alcuni punti rovinata dal passaggio del bestiame e priva di evidente segnaletica. Per chi soffre di vertigini o non è abituato a tratti di sentiero poco segnalati si consiglia di percorrere l’itinerario del ritorno che si sviluppa nel fitto bosco di Rezzo.
Superata la modesta e vicina cima del Monte Pizzo (1.417 m) proseguiamo in salita fino a portarci sotto il fianco occidentale del Carmo dell’Omo. Dopo circa 1 ora di cammino dalla partenza giungiamo al bivio per Case Pian Colombo (1.400 m circa, non segnalato) e la SP17 per Drego (1.100 m circa) dove, ignorato il sentiero in discesa di sinistra, una segnaletica appena accennata ci indica la faticosa ma breve ascesa verso il Carmo di Brocchi (1.610 m), culmine dell’escursione e punto panoramico a cavallo tra le valli Argentina e Arroscia. È possibile a questo punto scendere lungo una traccia poco evidente che, tra pascoli e affioramenti rocciosi di dimensioni notevoli, consente di seguire il crinale e superare il Monte Arborea (1.549 m) arrivando in breve al Passo della Mezzaluna (1.444 m), un importante valico situato lungo la storica Via Marenca.
In caso si preferisca evitare la traccia poco evidente che dal Carmo di Brocchi conduce al Passo della Mezzaluna si può ritornare indietro in direzione del Sotto di San Lorenzo per poi collegarsi all’itinerario che attraverso il Bosco di Rezzo conduce al Passo Teglia.
Il sentiero di ritorno, ora pressoché in piano e davvero semplice, su fondo a tratti sassoso, si inoltra all’interno di boschi di latifoglie, seguendo la segnaletica bianco-rossa ben evidente.
In breve, si giunge nei pressi della dolina del Sotto di San Lorenzo (1.430 m), una depressione carsica dove, attraverso una piccola deviazione, sono ancora visibili alcune tracce delle popolazioni del passato come un menhir e un altare sacrificale.
Ora, mediante un largo sentiero subito in leggera salita e poi pressoché pianeggiante, ci si addentra nella fitta faggeta del Bosco di Rezzo, dove può essere udito il canto del picchio nero (Dryocopus martius), per poi raggiungere in poco tempo il Passo Teglia e il punto di partenza.
Note: attenzione, il tratto di SP17 che da San Bernardo di Conio conduce al Passo Teglia è chiuso al traffico nel periodo compreso tra novembre e aprile.
Itinerario: Pigna (282 m) – Regione Ciouso (512 m) – Località Le Selle (1.036 m) – Località Prearba (1.091 m) – Le Ferrasse (1.075) – Buggio (446 m)
Difficoltà: E – Tempo di percorrenza: 4 h e 30 min – Dislivello: +931 m/-645 m
Si tratta di un’escursione mediamente impegnativa con un dislivello positivo consistente ma senza salite eccessivamente faticose. Da Pigna, borgo storico insignito della Bandiera Arancione dal Touring Club Italiano, si cammina attraverso terrazzamenti di ulivi e boschi misti di conifere e latifoglie verso la frazione di Buggio, incastonata ai piedi delle Alpi Liguri.
Accesso alla partenza del sentiero
In auto: si risale la Val Nervia con la SP64 (uscita autostradale di Bordighera o Ventimiglia) verso Dolceacqua e una volta superato il paese si continua oltre Isolabona fino al centro del paese di Pigna.
In bus: servizio bus di linea da Ventimiglia.
In treno: arrivo alla stazione di Ventimiglia e collegamento con bus di linea.
Descrizione
Si parte dal cuore del centro storico di Pigna (282 m), custode di numerosi edifici religiosi, monumenti e palazzi storici, nonché testimone di tradizioni fortemente legate al territorio che hanno consentito la sopravvivenza nel tempo di tipici prodotti agricoli quale il fagiolo bianco, coltivato da oltre 300 anni e tutelato come presidio Slow Food.
Dalla piazza antistante l’ingresso della duecentesca Chiesa Parrocchiale di San Michele Arcangelo, al cui interno è conservato il polittico posizionato dietro l’altare maggiore realizzato intorno al 1500 dal celebre pittore piemontese Giovanni Canavesio, si rimontano gli stretti vicoli raggiungendo la piccola grotta, scavata nella roccia, dedicata alla Madonna di Lourdes, dove ci si separa dal cammino diretto alla Chiesa di San Bernardo e al Ponte di Carne, Monumento Nazionale risalente al XIV secolo.
La salita, ora più ripida, riprende attraverso ampi terrazzamenti a fasce adibiti alla coltivazione di ulivi della cultivar taggiasca, varietà particolarmente indicata per la produzione di olio extravergine e di olive in salamoia, tipica dell’intera Provincia di Imperia e più in generale del Ponente ligure, la cui tutela è garantita dal Consorzio per la Tutela dell’Olio Extravergine di Oliva D.O.P. Riviera Ligure.
Raggiunta Regione Ciouso e superata la strada sterrata (512 m) diretta al Santuario della Madonna di Passoscio, il cammino prosegue l’ascesa addentrandosi in vasti boschi di latifoglie, composti prevalentemente da lecci (Quercus ilex) e arbusteti termofili, tra i quali in primavera, è possibile osservare le splendide fioriture del cisto a foglie sessili (Cistus albidus) e di varie specie spontanee di orchidee.
Il sentiero, sempre immerso nella vegetazione, si addolcisce gradualmente lungo il versante occidentale del Monte Provenzale avvicinandosi man mano a Le Selle (1.036 m), storica località il cui nome deriva dalle costruzioni in pietra utilizzate in passato dai pastori locali per la stagionatura del formaggio.
La vista sui numerosi esemplari di pino silvestre (Pinus sylvestris) preannuncia il culmine della salita presso Località Prearba (1.091 m), dove chi vuole può proseguire l’ascesa verso le aree prative situate lungo le pendici del Monte Toraggio.
Da Prearba si procede, lungo un breve falsopiano, verso Le Ferrasse (1.075 m), un’area soleggiata e panoramica tutt’oggi abitata e coltivata a fieno e ortaggi, dove sono visibili alcuni casoni in pietra ancora in buono stato di conservazione. Inizia dunque la discesa lungo antiche mulattiere, protette dalle chiome di esemplari di latifoglie decidue, quali carpini neri (Ostrya carpinifolia), castagni (Castanea sativa) e noccioli (Corylus avellana), e accompagnate da varie edicole votive, a testimonianza del loro utilizzo da parte della popolazione locale, come vie di pellegrinaggio.
Superati alcuni casoni in pietra, utilizzati in passato come essiccatoi per le castagne, il cammino prosegue la discesa fra arbusteti mediterranei frammisti a coltivi prima di incontrare il sentiero proveniente dalla grotta dei Rugli, la più grande cavità dell’area carsica del Monte Toraggio, scavata per 1.620 m in calcari nummulitici dall’azione incessante dell’acqua e frequentata da speleologi provenienti da tutta Italia.
Giunti ormai alle porte di Buggio (446 m), piccolo e caratteristico borgo dell’Alta Val Nervia e unica frazione del territorio comunale di Pigna, apprezzato per la tradizionale sagra annuale della castagna nel mese di ottobre, la discesa si conclude fra i tipici caruggi del centro storico dinanzi la Chiesa Parrocchiale di San Giovanni Battista, edificio religioso risalente al XVI secolo e costruito in stile barocco, al cui interno sono conservate varie statue realizzate con il pregevole marmo di Carrara.
Note: l’itinerario qui sopra descritto permette di partire da Pigna per raggiungere Buggio. Si consiglia di organizzare il ritorno facendo riferimento agli orari del servizio bus di linea, oppure organizzandosi con più macchine per tornare al punto di partenza.
REALDO – MONTE SACCARELLO – VERDEGGIA – REALDO
Itinerario: Realdo (1.007 m) – Chiesa S. Antonio (1.191 m) – Passo di Collardente (1.599 m) – Monte Saccarello (2.200 m) – Rifugio La Terza (2.051 m) – Passo di Garlenda (2.013 m) – Case Vesignana (1.519 m) – Verdeggia (1.100 m) – Realdo (1.007 m)
Difficoltà: E – Tempo di percorrenza: 7 h e 30 min – Dislivello: +1203 m/-1203 m
Escursione ad anello lunga e impegnativa che dal borgo montano di Realdo risale su mulattiere, sentieri e strade sterrate di crinale verso la vetta più alta della Liguria: il Monte Saccarello (2.200 m).
Accesso alla partenza del sentiero
In auto: si risale la Valle Argentina (uscita autostradale di Arma di Taggia) sulla SP548 fino al borgo di Molini di Triora per poi innestarsi sulla SP52 fino a Triora e in seguito sulla SP81 diretta a Realdo.
Descrizione
Dal parcheggio situato all’inizio del borgo di Realdo, dal lato opposto al centro storico, ci si immette sulla mulattiera ubicata sulla destra, in prossimità di apposita segnaletica verticale, che collega in circa trenta minuti alla soprastante strada asfaltata diretta a Borniga e alla chiesa campestre di S. Antonio (1.191 m). Si prosegue su asfalto appena oltre la chiesa e si imbocca leggermente a destra il sentiero (ignorando la sterrata poco prima) che comincia la salita più decisa a tagliare trasversalmente il bosco di conifere fino a raggiungere il panoramico Passo di Collardente (1.599 m).
Dal Passo, seguendo le indicazioni fornite dalla segnaletica verticale da poco rinnovata dall’Ente Parco, si risale la strada sterrata tenendo la sinistra, ma solo per alcuni tornanti, per poi proseguire imboccando il bivio segnalato sulla destra e risalire il sentiero che ripidamente rimonta il crinale occidentale del Monte Saccarello, in un contesto ambientale prevalentemente alpino, caratterizzato da lariceti radi e rododendri.
Raggiunta la vetta del Monte Saccarello (2.200 m), si prosegue ora quasi in piano sulla strada sterrata proveniente dal Passo Tanarello e diretta all’imponente Statua del Redentore, situata sullo spartiacque tra le valli Argentina e Tanarello. Da qui si gode di uno spettacolare panorama sui più dolci pendii del versante settentrionale, adibiti da tempo a piste per lo sci alpino e frequentati in estate da numerose mandrie al pascolo. Con un ultimo tratto di leggera discesa, si raggiunge in circa trenta minuti il recente Rifugio La Terza (2.051 m), di proprietà privata ma che offre servizio di alberghetto.
La strada sterrata a questo punto procede in direzione est tornando a salire dolcemente affiancando la Cima Valletta della Punta (2.092) e il Rifugio Sanremo (non custodito). Dopo questo breve tratto in lieve salita si torna a scollinare dolcemente lungo il crinale, dapprima in falso piano per poi cominciare la discesa ancora lungo uno sterrato piacevolissimo che affianca un’altra delle cime “minori” della dorsale Saccarello-Frontè, il Monte Cimonasso (2.088 m).
Raggiunto in circa venti minuti il Passo di Garlenda (2.013 m) e ignorate le tracce verso nord/est sulla sinistra che conducono in discesa a Monesi di Triora (1.376 m) e in salita al Monte Frontè (2.152 m), si inizia a scendere sulla destra (verso sud) lungo una ripida discesa che, con numerosi stretti tornanti, conduce sulla strada sterrata proveniente dal Colle del Garezzo e diretta al Colle della Melosa. A questo punto si prosegue verso ovest lungo la carrozzabile panoramica, passando ai piedi dell’imponente Rocca Barbone (1.628 m), sino a giungere al bivio di Case Vesignana (1.519 m).
Da questo piccolo nucleo di case si inizia a scendere, lungo tratti di sentiero alternati a tratti di mulattiera, fino a raggiungere le prime case di Verdeggia (1.100 m) dove, prendendo il bivio sulla destra, si prosegue nel fitto bosco parallelo alla sottostante strada provinciale asfaltata. In circa quarantacinque minuti, si raggiunge il borgo di Realdo e il punto di partenza dell’itinerario.
Note: attualmente non esistono collegamenti diretti a Realdo con il servizio di bus di linea. È dunque necessario utilizzare mezzi privati per raggiungere il punto di partenza dell’escursione.
ROCCHETTA NERVINA – RIFUGIO PAÙ – TESTA D’ALPE
Itinerario: Rocchetta Nervina (235 m) – Bivio Ponte Cin (482 m) – Ponte Paù (600 m) – Rifugio Paù (1.070 m) – Testa D’Alpe (1.587 m)
Difficoltà: E – Tempo di percorrenza: 7 h (andata e ritorno) – Dislivello: +1350 m/-1350 m
Escursione lineare, lunga ed impegnativa, che risale in buona parte la sinistra idrografica del Torrente Barbaira e dopo averlo superato, attraverso il Ponte Paù, guadagna quota in modo repentino risalendo in direzione della Foresta Demaniale di Gouta-Testa D’Alpe e l’omonima vetta.
Accesso alla partenza del sentiero
In auto: si risale la Val Nervia con la SP64 (uscita autostradale di Bordighera o Ventimiglia) verso Dolceacqua e, una volta superato il paese, si raggiunge in breve il bivio con la SP68 per Rocchetta Nervina e si svolta a sinistra proseguendo fino al centro del paese.
In bus: servizio bus di linea da Ventimiglia.
In treno: arrivo alla stazione di Bordighera o Ventimiglia e connessione con bus di linea.
Descrizione
Posteggiata l’auto appena entrati nel borgo di Rocchetta Nervina (quota 235 m), si prosegue attraversando il ponte medioevale a schiena d’asino che supera il Torrente Barbaira, meta immancabile per gli amanti del canyoning di tutto il mondo. Attraversate le strette vie del paese, si giunge in breve ad una deviazione indicata da appositi pannelli e segnavia bianco-rossi che ci indica l’inizio del nostro itinerario. La mulattiera inizia qui a salire dolcemente risalendo la sponda sinistra idrografica del Torrente Barbaira, che sentiamo scorrere sotto di noi mentre ci addentriamo nella vegetazione arbustiva in un ambiente prevalentemente ben esposto al sole e dominato da pareti rocciose imponenti.
Dopo una serie di tornanti incontriamo l’indicazione per il Ponte Cin (482 m), raggiungibile in pochi minuti proseguendo a sinistra. Il nostro itinerario prosegue invece su sentiero con vegetazione più fitta verso destra dove, costeggiando ancora il ripido versante che scende dal Monte Terca (1.070 m), raggiungiamo in breve un secondo bivio. Arrivati al bivio, proseguiamo come indicato dalla segnaletica presente per pochi minuti verso il Ponte Paù (600 m) che raggiungiamo dopo un saliscendi piuttosto ripido ma breve.
Dopo aver superato il ponte, giungiamo all’inizio di una salita più impegnativa che supera zone di bosco misto intervallate ad aree più aperte e con flora mediterranea. Seguendo il sentiero e ignorando il bivio verso destra in prossimità dei ruderi di Case Caussaniglia (880 m), si prosegue sempre in continua salita fino ad incrociare la strada sterrata proveniente dal Colle dei Saviglioni in corrispondenza del Rifugio Paù (1.070 m, a oggi incustodito).
Proseguendo verso destra e superato il rifugio, continuiamo a salire attraverso il bosco di conifere che diventa sempre più fitto e, dopo una serie di brevi tornanti, incrociamo il trivio che da Fontana Povera (1.180 m) scende a sinistra in breve al Passo della Colomba e ci immette sul percorso principale dell’Alta Via dei Monti Liguri (segnavia rosso-bianco-rosso con abbreviazione AV).
Il nostro percorso continua invece verso destra e risale, in maniera più dolce, il versante sud di Testa D’Alpe per addentrarsi a questo punto nell’omonima foresta, tra esemplari di abete bianco (Abies alba), di abete rosso (Picea abies) e pino silvestre (Pinus sylvestris).
Attraversati tratti di bosco intervallati da ambienti prativi con specie di notevole interesse conservazionistico, quali il giglio a fiocco (Lilium pomponium) o le svariate specie di orchidee apprezzabili nel periodo primaverile-estivo, giungiamo dopo circa un’ora al bivio che seguito verso sinistra ci porta in breve sul crinale estremamente panoramico a cavallo tra l’Italia e la Francia. Proseguendo infine per circa 15 minuti verso destra giungiamo sulla cima di Testa D’Alpe (a quota 1.587 m) concludendo la nostra escursione. Ritorno consigliato attraverso lo stesso percorso dell’andata.
Note: possibilità di effettuare un percorso ad anello attraverso i numerosi sentieri, anche transfrontalieri, che interessano l’area di Testa d’Alpe.
VERDEGGIA – PASSO DELLA GUARDIA – TRIORA – MOLINI DI TRIORA
Itinerario: Verdeggia (1.100 m) – Case di Quin (1.316 m) – Case di Barbone (1.300 m) – Passo della Guardia (1.456 m) – Passo del Pellegino (1.398 m) – Passo di Gorda (1.246 m) – Triora (780 m) – Molini di Triora (468 m)
Difficoltà: E – Tempo di percorrenza: 5 h e 30 min – Dislivello: +356 m/-988 m
L’itinerario è un percorso escursionistico di media difficoltà che attraversa aree ad alta valenza naturalistica e storici borghi come Triora, insignito della bandiera arancione dal Touring Club italiano e del riconoscimento di Uno dei Borghi più Belli di Italia, e Molini di Triora, il cui nome deriva dai ventitré mulini che in passato erano utilizzati per macinare i cereali e le castagne oltre che per frangere le olive.
Accesso alla partenza del sentiero
In auto: si risale la Valle Argentina (uscita autostradale di Arma di Taggia), interamente sulla SP548 fino al borgo di Molini di Triora per poi innestarsi sulla SP52 fino a Triora e in seguito sulla SP81 diretta a Verdeggia.
Descrizione
Il punto di partenza si trova presso la fontana ubicata sotto il parcheggio centrale di Verdeggia (1.100 m), piccolo paese brigasco situato sulle pendici meridionali del Monte Saccarello (2.200 m), la vetta più elevata della Liguria. Superate alcune edicole votive, il percorso guadagna quota in un contesto ambientale di boschi di latifoglie e di conifere fino a raggiungere i ruderi della borgata di Case di Quin (1.316 m), un tempo abitata da diverse famiglie di contadini e pastori e oggi in un completo stato di abbandono. Lasciata questa località, il sentiero attraverso aree arbustate arriva in breve tempo a Case di Barbone (1.300 m), storico villaggio rurale posto di fronte all’omonima imponente rocca. Ora la mulattiera prosegue in leggera salita passando nei pressi della sorgente “Fonte de Barbun” e raggiungendo il valico del Passo della Guardia (1.456 m).
Questo passo, situato sotto le principali vette delle Alpi Liguri, tra cui il Monte e il Monte Frontè (2.151 m), e in un ambiente costituito prevalentemente da boschi di pino silvestre (Pinus sylvestris), fa da collegamento tra la strada carrabile proveniente da Triora con quella che arriva dal Colle del Garezzo e prosegue verso la Bassa di Sanson e il Colle Melosa.
Scendendo lungo la strada sterrata in direzione di Triora, il percorso, dopo aver superato il bivio con la mulattiera diretta a Goina, giunge al Passo del Pellegrino (1.398 m), dove abbandona la carrozzabile per prendere il sentiero che si addentra in direzione sud-ovest all’interno di un bosco misto di conifere e di latifoglie. Proseguendo in falso piano per circa 1 km, l’itinerario arriva in un punto molto panoramico nei pressi della Rocca Penna (1.433 m), da dove si gode di una meravigliosa vista sulle principali cime e sulle borgate dell’Alta valle Argentina.
Continuando in direzione sud-est attraverso boschi di pino silvestre, il percorso passa vicino al Monte Grimperto (1.369 m) e, dopo aver affiancato per un breve tratto la strada sterrata proveniente dal Passo della Guardia, giunge al Passo di Gorda (1.246 m).
Ora l’itinerario, dopo essersi collegato nuovamente con la carrozzabile, continua a scendere gradualmente di quota in direzione della Cima del Corvo (1.185 m), per poi imboccare sulla destra il sentiero diretto al Monte Trono (1.182 m) e raggiungere il parco ginnico comunale.
Incrociata un’altra volta la strada provinciale diretta al Passo della Guardia, il percorso la lascia quasi subito nei pressi di un tornante per imboccare il panoramico sentiero che conduce inizialmente al cimitero ed in seguito al centro storico di Triora. Questo borgo, situato a 780 m s.l.m. in una posizione soleggiata dell’alta valle Argentina, è famoso come “Paese delle Streghe” per essere stato coinvolto tra il 1587 ed il 1589, quando era sotto il dominio della Repubblica di Genova, in un importante processo contro la stregoneria che ha portato a diverse condanne a morte.
Raggiunte le rovine del castello medievale, l’itinerario ridiscende gli stretti e tipici vicoli fino ad incrociarsi nei pressi del Museo Etnografico e della Stregoneria con il percorso escursionistico ad anello proveniente da Loreto e dalla Chiesa di San Bernardino. Poco dopo aver superato la piazza del bellissimo centro storico, il tracciato si separa da quello diretto a Loreto e procede in direzione sud-est fino ad immettersi sulla strada provinciale asfaltata che mantiene fino alla Chiesa della Madonna delle Grazie, edificio religioso del XVII secolo posto in un punto panoramico sui borghi di Andagna, Corte e Molini di Triora. Lasciata la chiesa, l’itinerario imbocca la ripida ma ben conservata mulattiera che attraverso aree arbustate giunge in circa trenta minuti a Molini di Triora, paese situato a 468 m s.l.m. lungo la destra idrografica del rio Capriolo, uno dei principali affluenti del torrente Argentina. Infine il percorso termina presso la sede del Comune e in prossimità delle principali strutture ricettive del paese.
Note: in questo momento non esistono collegamenti diretti a Verdeggia con il servizio di bus di linea. È dunque consigliabile organizzarsi con più macchine alla partenza e all’arrivo dell’itinerario.
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L’affermarsi di una nuova sensibilità per la qualità della vita, il desiderio di stare a contatto con la natura e di riscoprire l’identità culturale e storica del nostro patrimonio stanno indirizzando all’attività escursionistica un numero sempre più consistente di persone.
L’emergenza epidemiologica ha inoltre creato i presupposti per un ulteriore aumento della richiesta di “turismo verde”, in particolare un turismo di prossimità, con incremento di accessi alle ‘case di campagna’ e il desiderio di immergersi nella natura, anche come antidoto alle ansie provocate dalla pandemia.
E’ stato quindi redatto un VADEMECUM con indicazioni e suggerimenti sulle normali PRATICHE DI SICUREZZA, NORME di COMPORTAMENTO e specifiche indicazioni per l’emergenza COVID-19. Il VADEMECUM fa seguito alle misure nazionali e regionali sulla cosiddetta Fase 2 “#RESTIAMOADISTANZA” e contiene indicazioni per la fruizione della RETE ESCURSIONISTICA REGIONALE (REL) e dei PARCHI REGIONALI destinate agli escursionisti, agli addetti ai lavori e agli Enti competenti.