La “Tèra Brigasca” è un unicum geografico, culturale e linguistico. Da sempre terra di confine e di pastorizia, è rimasta per molti secoli coesa nella propria isolata sede alpina, così come nelle tradizioni e nella parlata brigasca, riconosciuta dalla Regione Liguria e dal Piemonte come lingua minoritaria nell’ambito occitano.

Geograficamente, l’area ruota attorno al nodo del Monte Saccarello (2.200 m s.l.m.) e comprende gli alti bacini del Tanaro, dell’Argentina e del Roia. Politicamente e amministrativamente è divisa in una parte francese (con il Comune di Briga e la frazione di Morignolo) e in una italiana, con due Regioni e tre Comuni (Triora in Liguria con le frazioni di Realdo e Verdeggia, in Piemonte Ormea con la frazione di Viozene e Briga Alta con Piaggia, Upega e Carnino).

A quota 2164 m s.l.m., nei pressi della cima del Saccarello, svetta la grande statua bronzea del Cristo Redentore, facente parte di un ampio gruppo di sculture collocate agli inizi del ‘900 sulle cime più elevate delle singole Regioni italiane: essa è divenuta il simbolo dell’unione etno-linguistica della Terra Brigasca, che fino al 1947, anno del Trattato di Parigi che seguì la Seconda Guerra Mondiale, raggruppava in un solo Comune (Briga Marittima, con capoluogo La Brigue) le zone oggi situate al confine tra Francia e Italia.

Nonostante l’attuale divisione amministrativa, tracce di questo antico legame culturale restano vive nei dialetti e nella toponomastica, nonché nelle tradizioni legate alla pastorizia e alla gastronomia: la vita di transumanza e i piatti della cosiddetta “cucina bianca” (che utilizza ingredienti poco colorati come farine, latticini, patate, castagne, cavoli, porri e aglio) si ritrovano, pur se con qualche variante, nei tre territori che si estendono alle pendici del Saccarello. Il senso di fratellanza di queste popolazioni viene celebrato ancora oggi con la tradizionale Festa del Redentore che si svolge ogni anno ai piedi della statua, la prima domenica di agosto.